
Martedì 5 dicembre 2018 gli alunni della seconda media dell’IC Tavagnacco, sezione ad indirizzo musicale sono andati ad esplorare Venezia o, come era nota un tempo, la Serenissima.
Gli alunni, dopo essere scesi dal treno, sono stati dotati di una audioguida a testa, che era in comunicazione con il microfono della guida, Elisabetta Milan, una ex alunna della loro professoressa Monica Delfrate, insegnante di lettere.
I ragazzi sono stati guidati, tra calli e callette, fino al ghetto ebraico, un quartiere riservato agli ebrei, che nel 1600 erano circa 5000. I palazzi, tutt’ora abitati, sono alti 6/7 piani. Gli abitanti del ghetto non avevano vita facile, molti di loro erano accusati di usura e la notte non potevano uscire dal quartiere. Gli unici che potevano farlo erano i medici.
Dopo avere lasciato il ghetto ai ragazzi è stato fatto notare che l’intera città di Venezia è sorretta da enormi tronchi di larice, che l’acqua ha conservato perfettamente e che se uscissero dall’acqua, a contatto con l’aria, si sgretolerebbero.
I più curiosi sono riusciti a carpire le misure perfette della gondola, ovvero 11 metri di lunghezza e hanno scoperto che una delle due fiancate dell’imbarcazione è più larga dell’altra con lo scopo di bilanciare il peso del gondoliere.
Gli alunni sono andati a visitare il teatro La Fenice, eretto nel 1792. L’edificio fu dato alle fiamme due volte. La prima volta nel 1836 per colpa del malfunzionamento di una stufetta che, per ironia della sorte, fu ritrovata funzionante. I lavori di ricostruzione finirono nel 1837. Il secondo incendio nel 1996 fu di matrice dolosa, infatti ad appiccare il fuoco furono due operai che erano rimasti indietro con i lavori di ristrutturazione e per non doverne pagare le conseguenze diedero fuoco all’edificio. La ricostruzione finì nel 2003.
I ragazzi, dopo avere guardato a bocca aperta lo sfarzo del teatro sono stati portati in platea dove hanno avuto la fortuna di assistere alle prove dello spettacolo per la consegna di un premio musicale. La Fenice ha gli stessi colori che aveva nel 19esimo secolo perché il motto che accompagnò gli operai nel ricostruirla era “com’era, dov’era”.
Dopo un pranzo alquanto travagliato per colpa di alcuni gabbiani e di alcuni piccioni che avevano rubato il pranzo a qualche ragazzo, i musicisti in erba sono andati al museo della musica che è stato dedicato ad Antonio Vivaldi. Al suo interno si trovano tanti strumenti antichi. Dentro una teca c’era un libro di canti gregoriani: i ragazzi hanno provato a leggerne, senza successo, la musica era composta da cubi e bandierine.
I ragazzi sono tornati a casa esausti ma contenti della giornata appena trascorsa.
Maria Stepich – Scuola a Indirizzo Musicale ”E.Feruglio” 2° C di Feletto Umberto
